Lunadigas

Passando molte ore in questi giorni davanti al computer, ogni tanto faccio una pausa e navigo un po’ tra un sito e l’altro, seguendo un filo d’Arianna che mi porta in posti inaspettati.

Mi è capitato così per caso di imbattermi nel progetto Lunadigas (http://webdoc.lunadigas.com)

Il progetto Lunadigas è un progetto che da voce a tante donne che non hanno avuto figli, la maggior parte delle quali per scelta. In realtà poi c’è un po’ di tutto, tante voci diverse, tanti modi di vedere, tanti modi di essere donne.

Ho ascoltato i racconti di queste donne così diverse tra loro: alcune dure, arrabbiate, altre pacificate e serene, alcune le ho trovate antipaticissime, altre mi sono piaciute un sacco.

Sono arrivata alla conclusione che la maternità è sopravvalutata.

E che l’abbinamento maternità-bambini sia il più grande fraintendimento.
I figli rimangono bambini per pochissimo tempo, poco più di dieci anni, e se per loro sono tantissimi, per chi ha superato i trent’anni sono un soffio. MI ha fatto sorridere vedere la Hack, ormai più che ottantenne, parlare dei possibili figli come di “bambini”, quando se nella realtà ne avesse avuti sarebbero stati allora, mentre lei parlava, degli splendidi cinquantenni.

La maternità non rende migliori, ma nemmeno peggiori, semplicemente esaspera delle inclinazioni, un modo di essere che si è già. Allo stesso modo chi non ha figli non è migliore ma nemmeno peggiore di chi ne ha.

I bambini possono spaventare, l’idea che un essere dipenda da te in tutto e che sarai tu a condizionare in modo indelebile, nel bene e nel male, la sua vita può dare le vertigini. E purtroppo penso anche io che chi non ha figli spesso non possa capire, come io, per esempio, non posso capire cosa significhi essere single alla mia età oppure cosa significhi avere un figlio disabile: posso intuirlo, immaginarlo, ma sono sicura che non so cosa significhi.
Ho amiche con figli disabili che si innervosiscono quando qualcuno, pensando di fare un complimento, dice loro quanto sono brave, quanto sono eroiche… Io credo che il fastidio nasca dalla consapevolezza che chi fa il complimento non sa assolutamente di cosa stia parlando.

Ma so anche che la frase “tu non puoi capire” è irritante, perché nella mia vita io non ho avuto sempre dei figli e so bene il fastidio che si prova quando ti dicono “tu non puoi capire”, soprattutto quando tu un figlio lo vorresti con tutte le tue forze ma ‘sto disgraziato non vuole arrivare e chi pronuncia questa frase ha l’espressione di Giovanna d’arco davanti alla catasta di legna.

Dei miei anni da “non madre” mi è rimasto il fastidio nei confronti di chi si immola nel nome dei figli, per chi ricalibra la propria vita sui tempi e sulle esigenze dei piccoli esserini di casa. Credo che se vuoi crescere delle persone libere di essere e fare quello che sentono, devono avere davanti dei modelli di persone libere di essere se stesse. Non si può caricare sulle spalle di bambini la responsabilità e il peso di una vita familiare che gravita intorno a loro. Perché questo avviene già, inevitabilmente, e trovo un po’ ipocrita far passare i figli come la causa di nostre scelte che, diciamo la verità, spesso sono motivate da ben altre ragioni. In poche parole: se arrivo a sera sfatta dopo una giornata di lavoro, io non esco con le amiche perché non ne ho voglia, non per senso del dovere nei confronti dei mei figli. Se lo facessi per “dovere” lo capirebbero e mi odierebbero. Se non esco è perché ho voglia di chiacchierare con i miei bambini perché mi stanno simpatici e certe sere preferisco la loro compagnia. Allo stesso modo, chi non ha figli potrebbe non avere voglia di uscire con le amiche perché qualche sera ha voglia di stare con qualcuno che in quel momento gli sta più simpatico. Se devo lavorare di più in certi periodi, mi spiace per i miei figli che mi vedono poco, ma questo non mi rende più “preziosa” di chi non ha dei figli a casa che l’aspettano, perché magari anche lei ha un compagno o degli amici che hanno bisogno di lei, o semplicemente ha di meglio da fare.

Credo che la scelta di non avere figli sia un atto di egoismo almeno tanto quanto sia un atto di egoismo la scelta di averlo un figlio. E che il giudizio sociale sia un problema sia che tu scelga di avere o non avere figli. Perché oggi più che mai avere un figlio è una scelta e quando sono soprattutto le donne a scegliere, si sa, il giudizio sociale è sempre spietato.

Quasi tutte le donne intervistate non sanno bene perché non hanno voluto figli, sanno solo che questo era giusto per loro. Io allo stesso modo, non so perché ho sentito così forte il desiderio di avere figli, proprio io, che, sì, insomma, non è che abbia tutto questo spirito materno… So solo che il bello dei figli è che crescono, cambiano in continuazione, ti sorprendono e che sono delle persone prima ancora di essere i tuoi figli. E che le donne sono tutte belle quando sono libere.

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2 pensieri su “Lunadigas

  1. bellissimo Anna, sono d’accordo su tutto, soprattutto sulla libertà di scelta e sul fatto che siano persone prima di essere figli (poi non mi piace il “miei”, “tuoi”, l’ho sempre odiato!). Il giudizio è spietato, sempre, quando si parla di donne: perché non trovo la stessa enfasi (per usare un eufemismo) girata al maschile? In effetti si fanno in due….

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