Il libro “Hanno tutti ragione” di Paolo Sorrentino inizia con un elenco di “non sopporto”.
Più invecchio e più il mio elenco dei non sopporto si allunga.
Il brutto della mezza età, la cosa che più mi infastidisce, è guardare le persone anziane non più come “altro” da me, ma osservarle con la consapevolezza che anche io, tra poco più di un battito di ciglia, sarò così, e la cosa peggiore è che sarò così se sarò fortunata.
L’unica cosa che rimpiango dei vent’anni è la sensazione di immortalità, l’idea che la vecchiaia e il decadimento siano qualcosa di altro, un problema che non ti riguarda. Rimpiango quel senso di leggerezza, il non prendersela.
Le persone anziane spesso dicono tutto quello che pensano, si arrabbiano per niente, sono impazienti.
Sono tante le cose che non sopporto… Le svolte a sinistra, svuotare la lavastoviglie, il non essere creduta o ascoltata o capita o considerata, cercare parcheggio, fare benzina ai distributori automatici, avere qualcuno che decide per me, pulire il pesce, aspettare, avere torto, la neve a Milano, sentirmi in colpa, le briciole dei biscotti nel the, mettere a posto la biancheria stirata, avere freddo, avere paura.
Quando avevo quattordici anni, non so perché, ero arrabbiata con il mondo, erano tantissime le cose che non sopportavo, prima fra tutte me stessa. Poi, un giorno, verso i diciassette anni mi sono svegliata una mattina e mi sono detta “ma chi se ne frega”. Ero stanca di essere triste e arrabbiata e ho cominciato a vivere.
Forse la nostra vita è un continuo susseguirsi si adolescenze, ogni tanto bisogna mandare tutti a quel paese e ricominciare a vivere. Nonostante non sia tutto come vorremmo, nonostante tutti i “non sopporto”. Nonostante tutto.
E scopro così che esistono persone anziane che se la ridono, e ridono parecchio. Non capita spesso di vederle, ma succede. Ogni tanto capita di vederne qualcuna che ti fissa con quegli occhietti divertiti, che guarda il tuo affannarti e se la ride.
Ecco, io vorrei invecchiare così.