Apologia di una risata

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C’è una scena di un film, “Fiori d’acciaio”, che mi è sempre rimasta nel cuore.

Inizia come una scena drammaticissima dove ho versato tutte le mie lacrime ma che si chiude con una risata liberatoria. Il tutto in circa due minuti di film (si può trovare su youtube http://www.youtube.com/watch?v=iZx1W6cHw-g&list=RDlGZu8gwfpQc&index=9).

Ridere credo sia lo strumento di cui è dotato l’uomo per affrontare la vita: quando si smette di ridere si smette di vivere. Ridere può essere un atto di ribellione, un atto di amore, un atto di sfida, un segno di amicizia, ma è sempre un atto di libertà. In fondo lo abbiamo imparato anche con “Il nome della rosa”: la risata è temutissima dai regimi totalitari, da chi vuole avere il controllo, da chi vuole dominare. Quando qualcuno minaccia qualcun altro, una delle espressioni è “ti faccio passare la voglia di ridere”. E non per niente nelle epoche passate era ritenuto sconveniente per le donne ridere in pubblico, e credo sia loro tutt’ora vietato in alcuni Paesi del mondo.

Per quel che mi riguarda a me ridere piace un sacco. Rido spesso anche di nervosismo, quando c’è tensione, mi viene da ridere quando assisto a scenate sproporzionate alla reale situazione o ancora quando mi viene chiesto qualcosa di impossibile.

Ricordo la ridarola che mi prese durante il funerale di mio padre quando il prete durante l’omelia si ostinava a chiamarmi Sonia, oppure quando accompagnammo al cimitero del suo paese natale la salma di mio nonno e trovammo il cimitero chiuso perché il becchino se ne era dimenticato e dovemmo recuperarlo all’osteria del paese.

I ricordi più cari che ho delle persone a cui ho voluto bene sono legati a delle sane risate. Di notte in una tenda o in una macchina, in classe a scuola, su treni in giro per l’Europa, davanti al mare o in cima a una montagna. Ma anche in una birreria con altre reduci da casa-figli-lavoro, in mensa davanti a vassoi con pranzi discutibili, in una redazione davanti a delle bozze con dei refusi così macroscopici ma perfettamente mimetizzati che sembravano lì apposta per farti uno scherzetto.

Secondo me ridere fa bruciare anche i grassi: se ridi tanto alla fine ti fanno male i muscoli della pancia. Chissà quanto vale una risata: 5 addominali? 10?

Ho visto gente ridere delle proprie disgrazie con quel sano cinismo che rende le persone indistruttibili e ho cercato di farlo anch’io quando l’angoscia mi toglieva il respiro.

Vorrei ridere più spesso, di quelle risate da non riuscire a smettere, di quelle che ti scendono le lacrime e ti viene ancora da ridere appena il pensiero ritorna sul motivo della risata.

Lo so, purtroppo nella vita ci sono cose su cui ridere è impossibile, ma se solo riesci a sorriderne significa che non hanno vinto loro, hai vinto tu.

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2 pensieri su “Apologia di una risata

  1. ….e una risata piena quando sorseggiavamo una birra insieme a milioni di api dopo aver scampato la vita in una nuvola di polvere……

    che voglia di ridere!!!!!

    "Mi piace"

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