La mediocrità

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Negli anni Settanta andava molto di moda la libertà e la fantasia. Sono stata fortunata a essere bambina in quegli anni: si era appena usciti dal ’68, gli anni del 6 politico, del siamo tutti uguali, anni in cui “agonismo” era una parolaccia, i bambini dovevano essere lasciati liberi di divertirsi, di fare e di sperimentare. Poi sono arrivati gli anni ottanta, quelli del mito dei soldi facili, dell’azzardo e dei paninari e ci si è resi conto che quella che stava crescendo era una generazione di cazzoni. Pian piano si è riscoperto il valore dell’impegno, della meritocrazia, ma siamo in Italia e presto il merito è diventato solo quello di essere nati nella famiglia giusta, con i giusti contatti e le giuste opportunità. Allora si è cominciato a pensare che è giusto insegnare ai bambini fin da subito che se vogliono qualcosa dalla vita se la devono conquistare con le unghie e con i denti. Che l’importante è “eccellere”, non importa in cosa, l’importante è riuscire a emergere dalla massa. E via quindi con i corsi a tre anni di inglese, inizio sport a 4 anni, a 5 lo strumento musicale. A 6 anni sei già segnato, perché ormai hai fatto le tue scelte e non ti resta che applicarti per eccellere. Bisogna andare alle mostre interattive di arte contemporanea, bisogna guardare i cartoni in inglese, bisogna fare una vacanzina all’estero almeno una volta l’anno, bisogna arrampicare, sciare, andare in barca a vela, nuotare come un delfino e tuffarsi dagli scogli alti 5 metri… Ci sono corsi anche per essere creativi, scuole private e costose che promettono di tirare fuori il meglio dai bambini, tutto perché un domani possano eccellere, possano differenziarsi, emergere.

E se tuo figlio proprio non ne ha voglia? E se tu non ne hai voglia? Uuuhhh… è lì, pronta come uno spettro dietro la porta… la mediocrità…

I bambini ascoltano i discorsi dei grandi e capiscono che se vorranno un lavoro dovranno inventarselo, oppure essere così bravi in qualcosa da trovare qualcuno all’estero disposto a pagarli per farlo. Noi genitori ne siamo ben consapevoli e così avanti, un corso dopo l’altro, con l’ansia di perdere qualche treno che poi non passa più… E se il treno che non passa più è la voglia di divertirsi? Noi grandi sappiamo bene che sono pochi quelli che diventano delle eccellenze, e sappiamo bene che oltre al talento, all’impegno e alla costanza è necessaria una congiuntura astrale che nemmeno Rob di Internazionale riesce a spiegare nei suoi oroscopi.

Io conosco la frustrazione di non eccellere, dell’arrivare a tanto così dall’emergere ma rimanere sempre nella massa. Brava a scuola, ma mai la più brava; a vent’anni carina, alta e magra ma con un’acne che ha segnato tutta la mia giovinezza; negata per lo sport; brava nel lavoro, ma non così brava da fare il grande salto di qualità. Insomma, una delle tante…

Non parlo bene inglese, suono male la chitarra, non so sciare, non so nuotare, non so arrampicare, non ho avuto esperienze lavorative all’estero.

Eppure… rullo di tamburi… io sto bene, ho la vita che volevo, sono amata e amo moltissimo e a ben vedere non mi manca nulla. Nella massa c’è un sacco di gente simpatica, che si affanna, si arrabatta ma è capace anche di ridere ed è estremamente generosa.

Continuerò a chiedere il massimo dai miei figli e cercherò di non far mancare loro nessuna occasione, ma vorrei che diventassero consapevoli che sono speciali perché sono loro e che se si fanno le cose con passione i risultati poi vengono da sé.

O almeno lo spero…

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