Giuro che io ci provo.
Leggo, navigo. Cerco di liberarmi da pregiudizi, cerco di mettermi nei panni altrui. Ma proprio non capisco.
Ho letto gli interventi al Family day, sono arrivata a leggere Tempi! Mi sono letta il blog di Costanza Miriano anche perché, tra parentesi, è tra i blog consigliati di WordPress, quindi uno dei più letti e seguiti in Italia.
E sì che sono cattolica, con ben 7 anni di suore, 6 anni di università cattolica, 3 esami di teologia di cui 2 con don Giussani e 1 con don Luigi Negri.
Eppure io non capisco.
Non capisco questa difesa della famiglia individuando in libri, ideologia gender e omosessuali la vera minaccia. Ma siamo veramente sicuri che ciò che mina la famiglia tradizionale siano veramente loro?
In queste letture scopro che la teoria gender minaccia il concetto di uomo e donna, il loro ruolo, che questa teoria confonderebbe le idee dei bambini sul cosa significhi essere uomo o donna.
Secondo me gay e lesbiche la conoscono benissimo la differenza, come la conoscono benissimo i transessuali. Proprio perché la conoscono benissimo la loro vita è così complessa.
E poi diciamocela tutta: se teoria gender significa crescere i propri figli liberi da stereotipi, auspicare per loro che un giorno possano vivere la loro vita potendo essere se stessi, bè… allora ben venga. Mi sembra che questo sia alla base della famiglia, anche quella tradizionale.
Se difendere la famiglia significa invece chiedere riduzioni di orario solo per le donne in modo che possano starsene a casa a fare le mamme e le mogli, bè… allora qualche dubbio mi viene. Moltissime donne, me compresa, hanno festeggiato il giorno di rientro al lavoro dopo un anno di maternità. Moltissimi uomini vorrebbero un orario di lavoro ridotto per passare un paio d’ore al giorno al parchetto a tirare calci al pallone o cucinare prelibatezze. Io conosco la frustrazione di stare al parco a guardare tre esserini giocare giorno dopo giorno, dopo giorno, dopo giorno… E vedo la frustrazione di non poter esserci dal pediatra, alle riunioni a scuola, al ritiro delle pagelle…
Il ridurre tutto a una questione di essere uomo o donna mi sembra appunto riduttivo se non addirittura comico.
Leggo che uomini e donne sono differenti, il ché è vero, ma quando poi leggo il “perché” mi sento male. Leggo che il padre è normativo perché meno empatico della madre e quindi più adatto a dare le regole. E rabbrividisco. E capisco che per famiglia tradizionale intendono quella di 50 anni fa. Quella che insegnava ai maschi a vergognarsi a piangere definendoli “femminucce”, quella che voleva le donne incapaci di far rispettare le regole perché tutte cuore e sentimento. Mi vedo già il Gio con la cinghia in mano e io a curare le ferite sussurando “non piangere altrimenti si arrabbia di più” oppure “questo a papà non lo diciamo”. Mi sembra che anziché riflettere sul vero significato di famiglia oggi, sull’essere uomo e donna oggi, risolvano il tutto rifacendosi a modelli obsoleti e distanti da un mondo e da una società che ne ha fatta di strada e che ancora ne ha da fare.
Anziché andare nel profondo del rapporto uomo donna, secondo loro base della famiglia come mi aspetterei, mi ritrovo articoletti divertenti sui luoghi comuni che vedono le donne multitasking e organizzate e gli uomini incapaci di gestire i figli. Anziché trovare begli approfondimenti sull’amore reciproco, sulla capacità di contribuire ognuno con le proprie caratteristiche e le proprie ricchezze alla famiglia, trovo che il valore di una famiglia tradizionale è costituito dal fatto che uomo e donna siano naturalmente predisposti a fare figli. Esattamente come toro e vacca.
Ma capisco perché sono così seguiti: sono semplici e rassicuranti. Io Tarzan, tu Jane.
Perché se comincio a considerare uomo e donna come persone, ognuna con le proprie peculiarità, i propri limiti, le proprie ricchezze, che ogni uomo è diverso da ogni altro uomo, che ogni donna è diversa da ogni altra donna, e che proprio questa unicità fa sì che ogni coppia sia a sé in un incastro magico di due persone, tutta l’avversione alle coppie omosessuali cadrebbe. Perché anche loro nella loro unicità costituiscono coppie uniche. Perché sono persone, uomini e donne anch’esse, felici o meno di esserlo, che trovano il loro equilibrio in una coppia che è tale perché costituita essenzialmente da due persone, proprio quelle due persone.
Avrei voluto leggere articoli sulla fedeltà reciproca, sull’impegno reciproco, sull’apertura delle famiglie al prossimo come primo luogo di accoglienza, avrei voluto leggere della necessità della sobrietà nelle famiglie, dell’importanza dell’essere piuttosto che dell’avere. Del lavoro come strumento per realizzarsi per essere persone migliori, sia per gli uomini sia per le donne, e della responsabilità reciproca affinché sia l’uomo sia la donna possano realizzarsi in una professione.
E invece tutto questo l’ho trovato ben descritto e raccontato in un sito www.unsologiorno.it nato da un progetto di Nicola Cioce, dove si da voce a diverse coppie. Toh! Una delle coppie è formata da due donne…
La maternità realizza la donna, ma anche la paternità realizza l’uomo e forse è giusto educare anche i nostri figli ad essere futuri padri e mariti a modo loro, ognuno con le sue caratteristiche. Perché la maternità deve essere più importante della paternità? Eppure è dal primo anno di catechismo che mi insegnano che Dio è Padre e non c’è amore più grande del suo…
Per non parlare della questione dei libri per bambini. Da sempre le storie e i libri aiutano i bambini a capire con un linguaggio semplice il mondo complesso degli adulti, a esorcizzare le paure. Le fiabe classiche non sono altro che un fiorire di pessimi genitori che abbandonano i figli, sposano donne insulse e vanesie, madri sottomesse che di solito muoiono.
Le famiglie con due mamme e due papà ci sono già, che ci piaccia o no. Saranno parte della vita futura dei nostri bambini. Ci fanno paura? Allora ben vengano i libri che parlano di loro. Non è distruggendo dei libri che le facciamo sparire, ma forse conoscendole, facendole parlare e raccontare potremmo capire se le condividiamo o no, ma soprattutto scopriremmo che sono persone, alcune ci piaceranno altre no, esattamente come tutti gli eterosessuali e tutte le famiglie “tradizionali”. Ma soprattutto forse ci vergogneremmo a definirle “sterco di satana”. Nessuno censura Tempi, nessuno censura il blog di Costanza Miriano: io li ho letti. Eppure al momento ho trovato molto più di buon senso e arricchenti le interviste e gli interventi di Francesca Pardi e Maria Silvia Fiengo, quelle che pubblicano i libri della casa editrice “Lo stampatello”, a cominciare da quello che scrivono nella pagina del “chi siamo” del sito della loro casa editrice www.lostampatello.com/chi.html E i loro libri mi piacciono un sacco.
Non so perché la questione gay mi stia così a cuore. Mi sono anche chiesta se io fossi vittima delle grandi lobby internazionali che vorrebbero il dominio dei gay sugli eterosessuali, come ho letto da qualche parte.
Ma la risposta che mi sono data è che vorrei che i miei figli avessero la possibilità di realizzarsi come persone, scegliendo liberamente con chi condividere la loro vita. E che vorrei che la società che loro troveranno fosse tollerante con “Piccolo uovo” almeno come lo è ora con tutti quelli che su facebook condividono immagini tratte dalla pagina “culi perfetti” (giuro, esiste…) dove però i culi sono quelli di ragazze e chi li condivide sono uomini. Perché forse in una società più tollerante e rispettosa di uomini e donne non avrebbero bisogno di condividere la foto di un bel culo per sentirsi uomini e le loro donne non lo troverebbero “divertente”.