E mi spiace, mi spiace un sacco, ma io sono invidiosa.
Quando morirò mi ritroverò con un cilicio attaccata a una roccia aspettando in purgatorio che qualcuno preghi per me e mi faccia avanzare verso il paradiso. O almeno questo è quello che mi succederà se Dante aveva visto giusto.
Perché io sono invidiosa. Invidio le cosce toniche di quelle che corrono al parco, invidio la loro voglia di correre, il loro sudore, i loro leggings e le loro magliette.
Ma come tutti gli invidiosi, io invidio e mi fermo lì.
Invidio chi nella vita ha avuto una botta di culo che gli ha permesso di svoltare: “sai, è nato tutto per caso, camminavo per strada e un fotografo mi ha notata: adesso guadagno migliaia di euro per farmi fotografare”; “non ho mai pensato di fare l’attore, poi un giorno ho accompagnato un amico a un provino e hanno preso me”; “sì, è nato tutto per caso: ho scritto un articolo per il giornalino della parrocchia, la stessa frequentata dal famoso editore, che mi ha chiesto così di pubblicare un libro”; “mi è caduto un barattolo di vernice su una tela, ci sono inciampato sopra e adesso espongo al MOMA”; “al parchetto ho iniziato chiacchierare con una tizia che organizza incontri per mamme frustrate e adesso tengo conferenze ben retribuite sull’essere madre”.
Ecco, io non odio queste persone, io le invidio.
Perché è inutile, le botte di culo le hanno solo quelli che hanno talento, per gli altri, ahimè, è meglio se il culo se lo fanno da sé…