Mi sono fatta una playlist con Spotify. Ci ho messo dentro un po’ di canzoni che mi piacciono e altre che mi hanno fatto compagnia negli anni.
Poi mi sono messa a fare una torta e mentre sono lì, che monto le uova e taglio le mele, due canzoni, “Anna e Marco” di Dalla e “Musica ribelle” di Finardi, mi riportano ai miei 16 anni. Queste erano due delle mie canzoni preferite.
Sarà stato che le protagoniste delle due canzoni si chiamavano Anna, sarà che erano due sfigate quanto me, ma il fatto che io adorassi queste due canzoni mi fa sorgere il dubbio che io a sedici anni dovessi essere di una simpatia proprio travolgente…
Mi ritorna in mente un pensiero frequente che avevo: immaginavo di sparire improvvisamente e immaginavo che nessuno se ne sarebbe rammaricato più di tanto. Mi convincevo che in fondo era meglio così, perché così avrei causato poco dolore. Insomma, pensieri di quelli da sbellicarsi dalle risate…
Mi piaceva così tanto andare nella mia scuola che ricordo che contavo i minuti che mancavano al suono della campanella di fine giornata. Li contavo sul serio: su un foglio scrivevo l’elenco di minuti dell’ultima ora e ogni minuto che passava ne cancellavo uno. Il pensiero che mi dava più consolazione era che in qualche modo io sarei uscita di lì, finanche morta ma sarei uscita di lì. Ringraziavo il cielo che l’istituto magistrale fosse di solo quattro anni, un anno abbonato rispetto agli altri licei.
Sono qui che aggiungo lievito alla farina e mescolo energicamente e penso quanto sono stata cretina. Che è proprio vero, che bisognerebbe avere 16 anni dopo i quaranta per apprezzarli. Che avrei dovuto spendere meno energie a compatirmi e molte di più a divertirmi, a studiare per il gusto di farlo, apprezzando il privilegio di poter imparare ogni giorno qualcosa di nuovo, fottendomene del giudizio altrui, degli amori non corrisposti per giovanotti che sicuramente non valevano le mie pene.
E quando ormai sto versando tutto nella tortiera e sto disponendo le mele ho l’illuminazione: non è che adesso io sto qui a piangermi addosso e tra vent’anni mi ritroverò a scrivere quanto ero cretina a 45 anni a non godermi la vita, che avrei dovuto spendere molte meno energie a compatirmi e molte di più a divertirmi?
Mah… una spolverata di cannella e tutto va in forno.
La vita è bella, dovrei ricordamelo più spesso… Forse basterebbe fare le torte più spesso.