I genitori e perché non ho fatto la maestra

cropped-sedie-e-tavoli-bambini-1.jpgHo fatto le magistrali.

Il mio destino sarebbe stato quello di fare la maestra elementare. Probabilmente verso i quattro anni una volta mi hanno visto giocare alla maestra con i miei pupazzi e tutti si sono convinti che l’insegnamento era il mio desiderio e il mio destino. Ricordo di aver giocato anche al dottore, alla segretaria e al castello incantato, dove anziché essere la principessa ero la torturatrice di pupazzi. Giocavo molto da sola e la mia testa ogni giorno mi forniva scenari differenti dove io facevo cose mirabolanti o di una semplicità estrema, eppure, chissà perché tutti si convinsero che la mia passione era insegnare. Forse avere una madre e una nonna maestre ha fatto la sua parte… Boh… Comunque pian piano me ne convinsi anch’io finché non iniziai a insegnare veramente e, nonostante anche un concorso statale mi ritenne abile all’insegnamento, io capii ben presto che quella non era la mia strada. Per un semplice motivo: io i bambini non li sopporto.

Questo è il motivo per cui io nutro una stima sconfinata per tutte le insegnanti elementari, tutte, anche quelle oggettivamente incapaci. Secondo me è un lavoro logorante e che può essere svolto nel migliore dei modi solo da chi lo ha scelto veramente come ragione di vita. Tutte le altre, che temo siano la maggioranza, credo si siano ritrovate in un percorso simile al mio ma che alla fine non se la siano sentita di rinunciare a un impiego statale sicuro e, nonostante tutto, retribuito dignitosamente.

La scuola, dopo il mio “gran rifiuto” , è stata da me vissuta, e la sto tutt’ora vivendo, solo come genitore. E questo mi ha permesso in questi anni di non pentirmi mai della scelta che feci ormai vent’anni fa quando spedii al provveditorato di Milano un telegramma con su scritto “dichiaro di rinunciare all’immissione in ruolo”.

Non me ne sono mai pentita perché ho capito che non solo i bambini sono impegnativi e complessi, ma anche i loro cari genitori diventano una bella fetta di lavoro per le insegnanti. E i genitori sono complessi, molto complessi…

Alla luce di tutto questo, se mi è concesso, vorrei dare qualche consiglio alle insegnanti, cercare di spiegare loro qualche trucchetto per semplificarsi la vita.

– Finché non si parla dei loro figli, molti genitori sono persone ragionevoli, concrete, addirittura in qualche caso simpatiche e lungimiranti. Appena l’argomento diventa la loro prole, si assiste a una metamorfosi inquietante. Per cui, quando un genitore vi da vistosamente sui nervi, cercate di capire di più della sua storia, del suo lavoro, di quello che pensa. Lo so, costa fatica, ma se alla fine scoprirete dei punti in comune, potrete trovare una buona base per impostare una relazione positiva. Se poi scoprirete che questo invece è proprio un coglione, potrete farvene una ragione e il di lui figlio potrebbe diventare la vostra “sfida educativa” affinché il figlio non diventi come il genitore.

– Non strappate MAI i fogli di quaderno dei figli. Non so perché, ma per molti genitori questa è la cosa peggiore che voi possiate fare ai loro bambini. È successo anche ai miei figli e vi assicuro che è una cosa che fa scatenare la mamma tigre che è in ognuna di noi. Piuttosto chiedete di rifare tutto su un altro foglio e di incollarlo sopra, ma non strappate mai!

– Voi vedete un sacco di bambini: circa 23 ogni 5 anni. Per i genitori invece i figli sono uno o due, in alcuni casi tre, raramente sono quattro e soprattutto sono per tutta la vita. Questo fa sì che per ogni genitore il proprio figlio è unico e speciale e vorrebbe che anche le sue insegnanti lo considerassero tale. Se proprio un bambino vi sta sulle palle o lo considerate un idiota, almeno con i genitori fingete! Questo vi allevierà un sacco di grattacapi e tensioni.

– Per la maggior parte dei genitori le insegnanti sono degli esseri che vivono perennemente a scuola, che non devono pensare ad altro che al bene dei loro alunni, che non hanno una famiglia, dei problemi, dei pensieri. Non cercate comprensione o empatia dai genitori perché non l’avrete. In parole povere, se avete guai famigliari, la mamma che sta male, un divorzio in corso, un figlio adolescente che vi toglie la pelle dalle ossa, non raccontatelo ai genitori. Anziché avere sostegno, avrete sorrisi falsi davanti a voi e un gran spettegolare dietro alle spalle. Ma soprattutto comincerete ad essere messe sotto una lente d’ingrandimento, e tutto quello che farete verrà giudicato come malfatto perché avete “dei problemi”… Nel migliore dei casi sarete la “poverina”, ma non mi sembra comunque una buona cosa per la vostra autorevolezza.

– Sorridete sempre e qualsiasi critica e osservazione facciate non fate sentire mai i genitori sotto processo. Dire, o far percepire, a un genitore che non è capace di fare il suo lavoro, ottiene solo due conseguenze: o si incazza o si deprime e in nessuno dei due casi la cosa vi sarà d’aiuto. Per cui concentratevi sempre sul bene del bambino, iniziate sempre qualsiasi colloquio dicendo una cosa positiva del loro figliuolo: se siete delle brave insegnanti sapete bene che nessun bambino ha solo difetti, che tutti hanno un qualcosa di positivo da cui partire. E come ben sapete, nella maggior parte dei casi, il problema dei bambini è avere dei genitori coglioni. Ecco, consapevoli di questo, con i genitori parlate sempre di quello che il loro bambino ha di positivo e poi passate a illustrare come pensate di migliorare, come credete si possa fare per risolvere i problemi. Ma parlate sempre alla prima persona plurale “noi e voi potremmo fare così…”, “noi a scuola facciamo così, voi a casa potreste fare così…”. Un genitore pessimo non si sentirà sotto accusa, forse si sentirà monitorato e osservato, ma facente parte di una squadra. Lo so, deve essere difficile quando di fronte hai uno a cui metteresti volentieri due dita negli occhi, ma nessuno qui ha mai detto che fare l’insegnate sia semplice.

– I genitori hanno spesso una visione distorta dei loro figli. O meglio, i figli sono spesso molto diversi a scuola rispetto a come sono a casa. Lo devono capire i genitori ma dovete averlo ben chiaro anche voi: i ragazzini sono persone complesse e articolate e voi avete dei pezzi del puzzle che i genitori e non hanno, ma loro hanno altri pezzi che voi non avete.

– Le maestre non sono più considerate come una volta. Un tempo la “maestra” era un’istituzione, aveva sempre ragione a prescindere. Oggi, come ben sapete non è più così. È inutile arrabbiarsi, dire si “stava meglio quando si stava peggio”, è così e basta. Per cui tocca a voi conquistarvi la stima e la fiducia dei genitori, il che, lo so, non è semplice. Ho sentito criticare maestre dei miei figli che secondo me erano bravissime, per cui so bene che è praticamente una missione impossibile. Ma credo che almeno provarci possa essere utile: magari non vi conquisterete tutta la classe ma sarà sempre meglio che avere tutta la classe contro solo perché ad ogni incontro è evidente che per voi i genitori sono solo un problema.

È tutto.

Adesso credo sia chiaro a tutti perché ho scelto un lavoro precario e mal retribuito piuttosto che fare la maestra. Forse me ne dovrei ricordare anch’io più spesso e apprezzare di più ‘ste cavolo di bozze che mi stanno guardando… Almeno queste non parlano…

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3 pensieri su “I genitori e perché non ho fatto la maestra

  1. Pensa che invece man mano che leggevo pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto avere una maestra così per i miei figli (una lo era in effetti, le altre… mmmh) 🙂
    Ma un po’ che di alcune cose ci si rende conto solo facendole, un po’ che comunque per qualunque lavoro, e a maggior ragione per uno così impegnativo, bisogna davvero sentirselo nella propria pelle, ti capisco benissimo. E’ senz’altro meglio essere un’ottima non-maestra che una maestra infelice (o qualunque altra cosa, se è per questo) 🙂

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  2. Purtroppo anche io sono finita in 7n vortice perché da piccola sembrava volessi fare la maestra e ci ho creduto per 17 anni e ora sono arrivata alla conclusione che non melo sento più….ecco il punto ora che fare ????!

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    • eh… bella domanda… comunque credo che sia così per tutti i lavori dopo vent’anni. Il bello dell’insegnamento però è che i bambini cambiano, e sempre più in fretta. Forse bisogna fare come nei matrimoni: ripensare ogni tanto ai primi tempi, a quando il cuore batteva forte, all’entusiasmo delle prime volte e cercare di rivedere in chi si ha difronte quello che ci aveva fatto innamorare. Io faccio così con le mie bozze e i miei libri, ma non sempre funziona. Però sono anche convinta che non è mai troppo tardi per reinventarsi, per cambiare vita, osare e rivoluzionare tutto. Dipende tutto da te e da quello che vuoi veramente, anche mi rendo conto che capire quello che si vuole spesso non sia semplice. Quindi… in bocca al lupo!!!!

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