A Milano in questi giorni c’è la nebbia

cropped-w160-s_thunder-pewter_hs.jpgA Milano in questi giorni c’è la nebbia.

Come credo anche a moltissimi milanesi, a me la nebbia piace.

Mi ricorda quando da ragazzina aspettavo alle sette e mezza di mattina il tram in via Mecenate e non si vedeva niente e improvvisamente ti appariva in tutta la sua grandezza annunciato dal fanale che dovevi sforzare gli occhi per vedere la sua luce in lontananza. E quando finalmente la vedevi distintamente, il tram era già lì, quasi di fronte a te.

Mi piace la nebbia perché può essere lieve ma allo stesso tempo così densa e fitta da sembrarti pesante.

Un po’ come queste giornate strane di inizio dicembre.

Da 18 anni dicembre per me significa lavoro, ansia, paura di non farcela, nervosismo. Perché a dicembre si inizia a mandare in stampa i libri e i ritmi di lavoro si fanno serrati. Da 18 anni non aspetto il Natale con l’ansia di aprire i regali, ma l’ansia di non fare in tempo a consegnare gli ultimi giri di bozze.

Eppure quest’anno è diverso. Gli eventi accaduti nelle ultime settimane nel mondo ci hanno costretto a fare i conti con storie che fino a poco tempo fa ignoravamo, che volevamo ignorare e di cui non vorremmo occuparci nemmeno ora. Ma che invece ci riguardano, eccome, e ci costringono a mostrarci per quello che siamo realmente e spesso quello che ne viene fuori non è un bello spettacolo da vedere allo specchio. Sarà per tutto questo, ma la nebbia di questi giorni mi pesa, mi pesa un sacco. Eppure mentre guido in tangenziale avvolta in questa nube densa, stranamente mi sento al sicuro, come se la nebbia di Milano potesse proteggermi.

Sarà che quest’anno ho scelto di lavorare meno, sarà che faccio finalmente la vera freelance che lavora da casa lasciando ad altri dinamiche aziendali che non mi appartengono, sarà che quest’anno dalle quattro in poi sono costretta a fare la mamma, sarà per tutto questo, ma io mi sorprendo a pensare allo stesso tempo che questa nebbia quest’anno mi sembra molto leggera perché mi fa pensare al mio lavoro come una piccola cosa straordinaria nella sua normalità. Le fatiche, le incomprensioni, le ansie, le incazzature quest’anno non mi pervadono visceralmente come in passato. Ci sono, ci sono sempre, ma arrivano e se ne vanno. Come se questa nebbia mi ponesse alla giusta distanza.

La nebbia di Milano, così pesante e così leggera, così milanese.

E sono sempre qui in macchina, in coda, la radio che parla e la mia testa scrive e corregge. Ma la radio parla. E mi dice cha la mia macchina diesel euro 3 molto probabilmente da lunedì non potrà più girare.

E tutta la poesia su ‘sta cazzo di nebbia crolla perché, diciamocelo, questa non è nebbia… questo è smog.

 

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