700 bambini morti in mare dall’inizio dell’anno.
E non c’è niente da aggiungere.
Anzi sì.
Perché un giorno la storia ci darà torto, come ha dato torto a tutti quelli che hanno assistito alle deportazioni senza fare e senza dire nulla.
Perché non si può rimanere in silenzio quando c’è gente che pubblica senza vergogna un crocefisso con sotto scritto “questa è la nostra tradizione, se non ti piace torna da dove sei venuto sul tuo barcone”. E sottolineo “pubblica” nel senso che rende pubblico su una piattaforma digitale un’immagine che non ho paura a definire blasfema e lo fa con arroganza e spavalderia, perché pubblicare qualcosa su Facebook è come appendere uno striscione dalla propria finestra di casa con quell’immagine e con quella scritta.
E mi chiedo di quale Gesù parlano, non certo di quello su quella croce.
Non certo di quello delle beatitudini, non quello che prometteva il regno dei cieli agli ultimi, agli affamati, agli stranieri.
Non certo di quello che metteva al primo posto gli affamati e gli assetati di giustizia.
Mi chiedo quale Vangelo ‘sta gente abbia mai letto. Mi chiedo che cosa pensa davanti alla croce quando urla che deve rimanere nelle classi delle scuole. Quando un crocefisso viene brandito con violenza, imposto con arroganza, usato per discriminare, per urlare, io sto male.
Io non sono una brava cattolica, non tutte le domeniche vado a messa, non mi confesso da anni, ma il Vangelo per me rimane il vero e unico libro che contiene il segreto della felicità. Quel crocefisso che ho contemplato tante volte rimane per me l’esempio dell’amore assoluto, del donarsi fino in fondo anche a chi non ci merita, anche a chi ci odia, anche chi ci vuole fregare, anche a chi ci vuole uccidere.
Ma come si fa, io mi chiedo, a dirsi cristiani e poi non vedere nel prossimo, chiunque esso sia, una persona. Non dico Dio, ma almeno una persona. Con che coraggio si sceglie solo il lato comodo della propria fede che ci perdona i nostri peccati e ci si dimentica che ci saranno rimessi come “noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Quando si pregano i salmi, canti bellissimi dalla forza struggente, è Dio la nostra forza, non Salvini davanti a una scuola con un presepe in mano che cerca voti e consensi.
Non lo so che ne sarà di noi. Io non so che cosa posso io mai fare nel mio piccolo. Io lo so che faccio poco se non addirittura niente.
Ma so anche che non voglio essere complice di queste bestemmie. Ed è per questo che stasera appendo il mio striscione dalla mia finestra digitale, perché non voglio che il mio essere cristiana cattolica diventi sinonimo di razzista, fascista, nazionalista. Perché il Vangelo è tutta un’altra storia.