La fatica

cropped-sogaworldjaipur-10-1.jpgIo non ne posso più di ‘sto familyday, di tutto sto parlare di gay, lesbiche, famiglie monogenitoriali, famiglie arcobaleno… manca un legge in Italia che consenta anche a persone delle stesso sesso di sposarsi e riconoscere i propri figli. È semplice. È tutto qui. E facciamola ‘sta benedetta legge e torniamo alla nostra vita. Tutti. Noi e loro, perché non ci sia più un noi e un loro. Perché immagino che se non ne posso più io, per loro siamo giunti proprio all’esasperazione.

Fatto questo, cominciamo a parlare di cose serie. Perché non vorrei che si usassero le vite di queste persone come paravento, perché non si ha il coraggio di parlare di quello che non va veramente.

Io vorrei che la visione condivisa della donna si aggiornasse, che i ruoli di uomo e donna si aggiornassero. Vorrei sapere come uomini e donne possano realizzarsi come uomini e donne all’interno delle proprie famiglie secondo nuove regole e nuovi ruoli. Perché molto è cambiato da quello che accadeva in casa dei miei nonni o soltanto in casa mia quando ero bambina. Perché molte donne della mia età hanno visto le loro madri tenere le case impeccabili aspettando il consorte che tornava a casa dal lavoro la sera, servirlo a tavola, sparecchiare, riordinare e infine crollare sul divano davanti alla tv, mentre l’uomo di casa gestiva in autonomia il proprio telecomando e la propria stanchezza. Le nostre madri hanno ottenuto molto rispetto alle loro madri, eppure credo di non essere stata l’unica bambina ad aver osservato le dinamiche dei propri genitori e aver pensato nel profondo del proprio cuore “io non permetterò a nessuno di trattarmi così”. E non perché mio padre facesse nulla di male o perché mia madre fosse una sottomessa, semplicemente, sebbene io comprendessi le conquiste di mia madre e l’amore tra i miei genitori, non volevo per me quella vita lì.

Io vorrei sapere come uomini e donne possano trovare un equilibrio nuovo, fatto di rispetto reciproco e condivisione. Perché molti uomini che sono cresciuti in famiglie simili alla mia, passato l’entusiasmo dei primi anni, dei bambini piccoli, ad un certo punto cominciano a desiderare la vita che facevano i propri padri: tornare a casa la sera, mettere le ciabatte, schiaffarsi davanti alla tv o al computer e aspettare che la cena sia pronta. Solo che le donne che hanno accanto non sempre sono disposte a farlo, anzi, moltissime vorrebbero loro stesse schiaffarsi sul divano e non per questo si sentono meno donne, o amano di meno.

Io credo fermamente nel matrimonio, e non sto parlando di quello cattolico che sarebbe difficile da spiegare a chi non crede, sto parlando di quello civile. Sto parlando di un contratto che lega le vite di due persone che si amano difronte alla società.

Io vorrei che si parlasse della fatica di tenere fede a questo contratto quando tutto intorno a noi è precario, effimero, transitorio. Io vorrei che si parlasse della bellezza dello scegliere una persona per tutta la vita e dedicarsi alla faticosa costruzione della propria vita insieme. Io vorrei che si dicesse a chiare lettere che non è facile. Perché a un certo punto, quando entrambi si è stanchi, per prendersi cura l’uno dell’altro, bisogna fare un sforzo enorme. Vorrei che si dicesse chiaramente che in certi momenti tutto quello che si desidera è stare da soli, vivere secondo solo i propri ritmi. Vorrei che anziché negare il matrimonio altrui e spendere parole contro le coppie gay, che probabilmente avendo avuto percorsi più faticosi e dolorosi hanno la pelle più spessa e certe domande e certe risposte se le sono fatte da tempo, si spendessero parole sul come farli funzionari ‘sti benedetti matrimoni. Oggi. Adesso. Con le donne di oggi. Con gli uomini di oggi. Con le fatiche di oggi.

E vi prego, non ditemi più che la donna è multitasking. La donna è multitasking per necessità, non per natura. Non le piace assolutamente fare la saltimbanco per conciliare famiglia e lavoro. Anche alle donne piace fermarsi in ufficio a finire un lavoro nelle ore tranquille, dopo che tutti sono usciti, senza doversi preoccupare della cena e dei figli da raccattare in giro. E anche se lo fa, anche se qualche volta mette il lavoro al primo posto, rimane donna, e non per questo ama di meno i suoi figli e la sua famiglia. Esattamente come un uomo. L’uomo, ve lo assicuro, la lavatrice la sa far funzionare, con un po’ di impegno sa anche stendere e stirare, e con un po’ di incoraggiamento sa anche relazionarsi con una pediatra… Sì, va bè, per lo stendere il discorso è più complesso, me ne rendo conto… Comunque, sorprendentemente, anche se fa tutte queste cose, rimane uomo. Non credo che la crisi della famiglia sia da imputare al mescolamento dei ruoli e dei compiti. Credo che il problema sia la fatica. Ecco io di questo vorrei che si parlasse. Perché la fatica, quella, è di tutti. E non è che rendendo la vita di un altro più faticosa la mia diventa più leggera. Perché l’altro non ci sta più zitto zitto a prendersi carichi in più.

Forse oggi è vero esattamente il contrario: alleggerendo e semplificando la vita dell’altro probabilmente si semplificherebbe e si alleggerirebbe anche la propria.

E questo vale per tutti. Uomini e donne. Tutti.

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Un pensiero su “La fatica

  1. Ho letto questo pensiero senza fatica, condivido il fatto che noi uomini se “vogliamo” possiamo lavare, stirare, cucinare…Per esperienza personale dico si.
    Trovarsi a 15.000 km di distanza da casa per mesi, anni dico che si impara, poi tutto rientra nella normalità delle cose da fare…se si vuole si può.
    Buona giornata ☺

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