È quasi un mese che non scrivo. Sono successe un po’ di cose, la mia mente continuava a parlarmi, eppure non riuscivo più a scrivere.
Perché? Me lo sono chiesta e mi sono data delle risposte. Uno dei miei ultimi post è stato condiviso un sacco, in un giorno ha fatto più visualizzazioni di quelle che di solito ci sono in un mese e sono finita per un giorno tra i post più letti di WordPress. Tutto questo perché, poi ho scoperto, quel post è stato condiviso da un paio di persone molto più influenti di me sui social.
Ora, se tutto questo mi ha fatto enorme piacere ed è andato a gonfiare un bel po’ il mio ego, d’altro canto, a lungo andare, mi ha fatto riflettere per l’ennesima volta sul fatto che tutto quello che io scrivo, una volta schiacciato il tasto invio, non mi appartiene più ma allo stesso tempo porta me, le mie opinioni e la mia vita da persone e in luoghi che non conosco. E questo un po’ mi ha spaventato.
Leggo un sacco di blog e quelli che mi piacciono di più sono quelli più veri, quelli che raccontano la vita della gente fottendosene allegramente della privacy. Sono quelli più sinceri, quelli che ti arrivano dritto al cuore e che ti fanno sentire parte di loro.
Io non conosco gli autori di questi blog eppure mi sono fatta un’idea di loro, della loro vita, del loro modo di pensare. E così mi sono ritrovata a pensare che chi non mi conosce, leggendo solo il mio blog, si possa fare un’idea di me che forse non corrisponde alla realtà, che potrebbe essere migliore di quello che sono o forse anche peggiore, solo a seconda di quello che pensa lui stesso che mi legge.
Poi però ieri sera ho avuto una conversazione su un gruppo di Whatsapp di vecchie amiche d’infanzia. Per la prima volta non ho resistito e ho risposto a un messaggio ricevuto su una questione politica esprimendo un mio parere in modo un po’ polemico e provocatorio. Il mio messaggio è stato accolto da un sonoro silenzio. Solo una persona mi ha risposto e ovviamente l’ha fatto perché non era d’accordo con me.
E ho capito. Ho capito che infondo io non so nulla delle mie vecchie amiche d’infazia che mi mandano barzellette e che vedo una volta all’anno per una pizza. Ho capito che mi faccio un sacco di paranoie per degli sconosciuti che mi conoscono solo per quello che io voglio che loro conoscano quando invece dovrei preoccuparmi di più di chi mi ha conosciuto in passato e continua ad avere di me un’idea ormai obsoleta di Annina timida e impacciata, un po’ sfigata e bigotta. O ancora di più dovrei occuparmi di chi mi vede tutti i giorni, di chi il suo giudizio su di me se lo fa vedendomi ogni mattina portare i miei figli a scuola, o parlando con me di lavoro in un ufficio. Di chi mi sente commentare la giornata o si subisce le mie lamentele, di chi vede come mi relaziono con la gente, come mi vesto, come mi comporto, come parlo, di chi può verificare con mano se sono coerente con quello che scrivo.
Quindi rieccomi qui. Grazie alle mie vecchie amiche a cui voglio sempre molto bene nonostante tutto, perché nel bene e nel male c’erano loro mentre diventavo grande e diventavo quello che sono. E grazie a tutte le persone con cui condivido le mie giornate, perché anche se non sempre sono simpatica e disponibile, ci sono loro la mattina a dirmi “buongiorno”.
E grazie agli sconosciuti che mi leggono, perché danno un senso a questo blog e alla mia voglia di scrivere e di raccontarmi.