Io a Genova nel 2001 non ci andai

Io a Genova nel 2001 non ci andai.

I mesi precedenti per me erano stati difficili e avevo la testa altrove.
Però seguii la manifestazione in tv da casa, vidi le cariche e i politici seduti in poltrona a commentare. Ricordo Vittorio Agnoletto davanti alla Diaz che urlava e si disperava, ricordo Giovanna Botteri che mentre faceva la telecronaca della manifestazione si trovò a descrivere le cariche della polizia. Le sfuggì un “non capisco perché stiano caricando, la marcia è pacifica e colorata”.
Poi iniziarono le telefonate. Ero responsabile degli scout dell’Agesci per la zona Milano e molti capi e ragazzi erano là. Cominciarono ad arrivare le chiamate di gente che era scappata per le strade e sulle colline intorno alla città. Erano confusi, increduli.

Qualche giorno dopo ci fu una manifestazione a Milano.

E lì ci andai, ci andammo tutti. Più che una manifestazione mi sembrò un raduno di auto aiuto per gente scioccata che non riusciva a capire come avesse potuto succedere tutto questo. Sembravano dei sopravvissuti che vagavano alla ricerca di risposte. Erano appartenenti ad associazioni di volontariato e della società civile. Erano ragazzi, famiglie, persone anziane. Tutti con la stessa faccia.
Ricordo che c’erano gli agenti in tenuta antisommossa nelle vie secondarie del centro, c’erano le camionette. Rimasero defilati, tranquilli, ma facevano impressione perché erano in totale contrapposizione con i racconti che sentivo da quelle persone sedute per terra accanto a me e che non avevano nemmeno la forza di urlare slogan.

Ci si diceva che non poteva finire così, che avremmo dovuto fare qualcosa. Si raccoglievano idee, cominciarono ad arrivarmi proposte, suggerimenti, alcuni mi supplicarono di fare qualcosa come Agesci Milano.

Ma agosto era alle porte e decidemmo di riparlarne a settembre, a mente libera, tenendo d’occhio gli sviluppi.

Settembre arrivò, e con lui l’11 settembre 2001. E tutto cambiò.

Quella fine di luglio 2001 è rimasta nella mia mente come l’estate che mi ha rivelato quanto io possa essere pavida. Provo sempre un certo malessere a ripensare come io non abbia avuto la forza e il coraggio per fare qualcosa almeno di simbolico che il mio ruolo avrebbe potuto permettermi di fare.

Ancora oggi faccio fatica a leggere gli articoli e a vedere i filmati che mostrano senza ombra di dubbio come sono andate veramente le cose. Perché mi fa rabbia chi ancora parla di “sovversivi”, di “black bloc”, ancora pervaso da quelle versioni ufficiali che uscirono a ridosso degli eventi e che sono state smentite e smontate una per una.

I responsabili non sono mai stati condannati e l’anno prossimo, da quel che ho letto, i loro reati andranno in prescrizione. A differenza di molti ragazzi che invece in carcere ci finirono subito, dopo essere stati picchiati, umiliati e torturati. Nessuno dei politici seduto sulle poltroncine in quei pomeriggi di sole genovese davanti a una telecamera ha dovuto rendere conto delle proprie scelte e del proprio ruolo in tutto quello che successe.

Il 20 e il 21 luglio, dal 2001, sono per me giornate di malessere e ogni volta che passo davanti all’uscita dell’autostrada Bolzaneto mi viene sempre un piccolo brivido…

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Un pensiero su “Io a Genova nel 2001 non ci andai

  1. Condivido con te molto di quei giorni. Non andai neanche io, si sentiva puzza di bruciato da lontano, ma c’era la ragazza di un amico con cui ero quei giorni e ricordo le sue telefonate mentre scappava o quelle disperate dopo una carica. Ho letto della diaz a forza, con lo stomaco che mi si chiudeva e rivoltava. E faccio fatica ogni volta che ci penso.

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