Orgoglio e pregiudizio (anche se non c’entra nulla con quello di Jane)

Nelle scorse settimane e poco fa ho commesso “l’errore”: ho pubblicato su Facebook dei post che parlano dei miei figli, post in cui li prendo in giro o racconto eventi che li riguardano ma che, a ben vedere, trasudano orgoglio materno da ogni battuta. Sono quel genere di post che quando li rileggo provo fastidio io stessa, come se ad averli scritti fosse stato qualcun altro e i figli non fossero i miei. Insomma, li rileggo e penso “che palle”.

“L’errore” è quello in cui ogni tanto inciampo e al quale, una volta commesso, trovo molto difficile porre rimedio. Perché cancellare un post è per me un atto di vigliaccheria, anche se ogni tanto lo faccio, perché spesso non è altro che un sottinteso “ho fatto una cazzata, ho schiacciato invio prima di pensare”.

Parlare dei propri figli agli altri è difficile. Devi barcamenarti per contenere l’orgoglio sfrenato senza cadere, al contrario, nel dileggio, nella falsa modestia o nel “il mio povero piccolo”. Premesso che l’oggettività di un genitore nei riguardi del proprio figlio non esiste, migliaia di post sui figli altrui ci hanno ormai insegnato che esaltare le capacità, i successi, le bellezze, la simpatia, le riflessioni del pargolo, oppure difendere la propria prole come solo mamma tigre di fronte al cattivo di turno sa fare, ha spesso come effetto quello di scatenare in buona parte di chi legge sentimenti negativi come fastidio, invidia, giudizio… Non in tutti, grazie al cielo, ma in molti.

Non è comunque un problema nuovo nato con Facebook e alimentato da noi quasi cinquantenni tastieristi di pc incalliti. Un tempo le lodi e le difese a spada tratta dei figli erano discorsi (e non post) da cortile della scuola, giardinetti e supermercato. Li nascevano e lì finivano, salvo poi essere riportati di bocca in bocca arricchiti ad ogni passaggio di particolari e dettagli che poco avevano a che fare con la verità. Ma potevi sempre negare: anche se il pettegolezzo è una brutta bestia, mancava comunque la prova principe, la fotografia.

Oggi invece abbiamo sia i discorsi da cortile sia i post. E questi ultimi sono lì, letti e commentati sugli smartphone da panchina del giardinetto.

E di ‘sti bambini belli e bravi non se ne può più…

Quindi, cari genitori dalla tastiera facile, rilassiamoci, respiriamo e viviamo sereni: i nostri figli sono e saranno dei cazzoni esattamente come quelli di tutti gli altri. Qualcuno se la caverà meglio, qualcuno farà più fatica, qualcuno avrà più successo, qualcuno sarà più affettuoso, qualcuno più intelligente, qualcuno più bello, qualcuno avrà risultati sportivi, qualcuno accademici… Se saranno fortunati, più cresceranno e più saranno quello che vorranno essere, oppure, se saranno sfortunati , saranno la brutta copia di quello che noi avremmo voluto che fossero.

Ora che ho scritto tutto questo mi sorge un dubbio: non è che io sono solo un po’ stronza perché mi stanno sulle palle i genitori “mio figlio è fighissimo” quando, in realtà, io, agli occhi altrui, sono esattamente come loro?

 

 

 

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