Noi due sole.
Una giornata in casa. Io che poltrisco e lavoricchio, lei che cerca qualcuno con cui fare un giro. Ma sono tutti via, o sono fuori con qualcun altro. Lei s’intristisce. Per un attimo pensiamo di andare a mangiare fuori da qualche parte, ma alla fine lei desiste, perché di più triste di non trovar nessuno per una passeggiata c’è solo farla con la madre. E così ceniamo sul divano con un pacchetto di Pringles, succo di frutta e yogurt davanti alla TV. La scelta del film è lunga e laboriosa ma alla fine concordiamo su “Piuma” e a seguire “Noi siamo infinito”. Il primo è italiano, il secondo americano. Entrambi parlano di adolescenti un po’ strani che in un modo o nell’altro sopravvivono.
Io piango alla fine di entrambi. Soprattutto dopo il secondo. Perché la fregatura di vedere questi film alla mia età è che empatizzi con i genitori ma anche con i ragazzi. Perché inside hai ancora 16 anni, conosci certe sensazioni, sono ancora lì. Ma allo stesso tempo ne hai anche 46 e sai bene come poi continua la storia.
E così, ti ritrovi a versare lacrime per un dialogo stucchevole…
Perché a 46 anni ne capisci finalmente il significato, ma non hai più l’età e soprattutto non hai più una Smemoranda su cui scriverlo.
“Perché scegliamo persone che ci trattano come fossimo nulla?”
“Perché accettiamo l’amore che pensiamo di meritarci!”