Ormai è così. Alle dieci crollo come un sasso e poi… boom… dopo solo poco più di un’oretta, mi sveglio. La tv a tutto volume della vicina mi dice che non è ancora l’una, ora in cui i suoi amati talk show finiscono e lei finalmente mette a tacere ‘ste benedette voci metalliche di gente che litiga, raduna i gatti e va a dormire.
Afferro il telefono sul comodino: 23.38. Come al solito impreco perché non ho idea di dove posso aver messo gli auricolari per potermi stordire di musica triste.
Comincio a farmi gli affari degli altri su FB. Il che mi da poca soddisfazione, perché stasera ho lavorato con la pagina FB aperta a farmi da sfondo sul computer. Lo ammetto: l’ho sbirciata più volte… e sì, nelle ultime tre ore non è che sia successo molto.
Che palle… che faccio?
Di fianco a me il respiro pesante di chi se la dorme fottendosene delle voci metalliche che attraversano i muri perché sa che domattina dovrà svegliarsi all’alba.
Sbircio su WhatsApp se c’è qualcuno con cui messaggiare, ma non ho niente da dire a nessuno… e poi siamo sinceri, non sono una gran “messaggiatrice”: di solito non rispondo per tempo ai messaggi, nelle chat faccio casino perché sono lenta a scrivere e spesso le mie risposte sono fuori sincro rispetto alle domande. E poi mi immagino che se uno è attivo è perché sta chattando con qualcun altro…
Va be, che palle…
Potrei farmi venire un po’ di ansia per il lavoro, per i figli, per l’età che avanza, per tutte quella cose che dovrei fare e non ho ancora fatto. Ma non arriva nemmeno quella… stasera proprio vuoto pneumatico.
00.45
La TV improvvisamente tace. Non ho sentito la sigla finale, stasera mi è stata abbonata. Adesso tutto è silenzio veramente.
E io rimango qui, con un cellulare in mano e le sue radiazioni, la sua luce che mi fa male agli occhi e un sonno che latita.
E mi chiedo, in una botta di ottimismo e pensieri allegri: ma l’inferno sarà mica fatto così?