Il cinema

“Giuro che questa è l’ultima volta”.

Ogni volta che esco da un cinema me lo ripeto. E non perché non mi piaccia il cinema. Anzi.

Il problema è che ogni volta che vado, non so se per sfiga o cosa, io capito sempre vicino a qualcuno che parla ad alta voce, o commenta, o parla al telefono, o mangia patatine dentro a sacchetti rumorosissimi. E io non lo sopporto.

Anche in casa non sopporto quando durante un film qualcuno parla o commenta.

Ecco.

Oggi pomeriggio, seduti al cinema davanti a me e al Gio c’erano madre con due figli e sacchetto delle patatine fatto di non so quale materiale acustico; dietro coppia di ragazzi con cellu in mano dove uno dei due non capiva una mazza e continuava a chiedere delucidazioni all’amico accanto facendogli perdere a sua volta le battute e quindi il senso della storia; a sinistra coppia di amiche settantenni che hanno commentato ogni situazione sfoderando tutto il repertorio dei luoghi comuni dei vecchi sui giovani; e, ciliegina sulla torta, a destra vecchietto in là con gli anni, solo, con il bastone che ripeteva ad alta voce ogni battuta. Ogni singola battuta. E così, nella scena più dialogata e importante, la tipa che stava davanti a lui (settantenne, stampelle e amica accanto a cui lei stessa spesso si è rivolta per commentare) è sclerata, invitando animatamente il povero vecchietto a tacere.

Ma perché? Ma perché sempre a me?

Così quando ho capito che non ne potevo più, ho sussurrato al Gio “ti prego, all’intervallo spostiamoci”. E lui si è girato, mi ha guardata con sguardo sogghignante e mi ha risposto con voce sadica “non c’è intervallo”…

Eppure tutto era nato nel migliore dei modi. Un pomeriggio che si libera improvvisamente e io e il Gio che ci infiliamo nel cinema pochi minuti prima dell’inizio. Il film era “Gli sdraiati”, niente di trascendentale.

La scelta era stata dettata più che altro dalla curiosità, soprattutto della location, ovvero il liceo frequentato da uno dei nostri figli. E in effetti è stato divertente vedere i corridoi e soprattutto il salone dove anche noi abbiamo aspettato più volte per poter parlare con i suoi professori. E a chi mi conosce, sa come la penso e conosce le mie vicende dell’ultimo anno, mi basta dire che la battuta di una madre che uscendo da un colloquio esclama “basta, chiedo il nullaosta e lo trasferisco al Sacro Cuore”, vale tutto il film.

Insomma, il film è carino, Milano sembra bellissima, e adesso abbiamo capito perché da quando i due “sdraiati” di casa lo hanno visto, si rivolgono al consorte dicendo “Gio, mi spezzi”…

Alla fine non ho ammazzato nessuno.
Però lo giuro, questa è stata l’ultima volta al cinema.

 

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