Sabato mattina

Ci sono giorni che proprio non girano. Ti sembra di non essere più capace di fare il tuo lavoro, di stare sulle palle a tutti, che le persone a cui vuoi bene parlino lingue a te sconosciute, hai l’impressione che nessun ti capisca, tu stesso sembri non capire più gli altri, il futuro diventa così nero e incerto da far paura. Cominci a pensare che tutti ti parlino alle spalle, che la verità nuda e cruda non ti venga detta, che dietro a sorrisi cortesi in realtà si nascondano ghigni di iene che aspettano solo di vedere il tuo crollo.

Quando la normale ansia diventa angoscia, ognuno reagisce a modo suo. C’è chi mangia tutto quello che trova nel frigo, iniziando dalle sane carote per finire con i biscotti pucciati nella maionese. Chi invece smette di mangiare, incapace di far superare al cibo il nodo all’imbocco dello stomaco. Chi si mette a correre, chi si ripete che va tutto bene come un mantra, chi ostenta sicurezza, chi si schianta davanti alla tv e chi davanti a Facebook. C’è chi pulisce armadi, fughe di piastrelle, chi cucina dolci, chi sposta mobili e chi insulta il vicino.

Io faccio l’unica cosa che mi dà veramente sollievo: dopo aver provato con la nutella, io di solito stiro.

Magliette, lenzuola, pantaloni… ma anche fazzoletti, asciugamani, felpe e maglioni. Le  camice no, non funzionano: le piegoline dei polsi che non vengono mai come vorrei, mi innervosiscono e così risolvo preparando un bel sacchettone per la lavanderia.

I panni che da stropicciati diventano belli lisci, piegati alla perfezione sono per me terapeutici. Il disordine diventa ordine e man mano che il fondo della cesta comincia a intravedersi, il mio respiro diventa più regolare. Contemplo la pila di magliette stirate e mi auto-gratifico pensando che sono ancora capace di fare qualcosa. Che il caos troverà ordine, che la provvidenza ci metterà lo zampino, e che se poi andrà tutto male una soluzione la troveremo lo stesso: con un po’ di vapore e di appretto, in fondo, tutto diventa liscio.

 

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