Inizia il film

Ci sono due cose che odio: le svolte a sinistra e le partenze in salita. Tre volte alla settimana devo fare entrambe le cose contemporaneamente sul cavalcavia Buccari.

Mi chiamo Anna, ho quasi cinquant’anni, tre figli, un marito e una partita iva.

Tre volte alla settimana faccio questa strada, di sera.  Non lo ammetterò mai a me stessa, ma questi dieci minuti in macchina da sola sono il mio analista. Come sottofondo ho sempre le stesse canzoni: Lately degli Skunk Anansie e Drift Away di Dobie Gray. Sono in un cd che ormai è parte integrante dell’autoradio. Non so da dove venga, non so da quanto tempo sia lì, e se conosco il titolo di queste due canzoni è solo grazie a Shazam.

Comunque, mentre guido dopo aver lasciato la figlia o mentre vado a riprenderla, mi metto questo sottofondo e per dieci minuti sono io. Mi immagino in una scena di uno di quei film di Muccino, o Genovese o Virzì: io che guido potrebbe essere una bel sottofondo per la sigla iniziale. Mi immagino l’inquadratura: io ripresa di spalle che guido e la città intravista dal parabrezza sporco, le luci delle macchine, il semaforo, il tic tac della freccia e la musica di sottofondo. L’inizio di qualcosa.

Mi chiamo Anna, ho quasi cinquant’anni, tre figli, un marito e una partita iva.

Il cavalcavia è il mio momento di brivido: il semaforo è proprio sul colmo del cavalcavia ed è quasi sempre rosso. Così mi tocca la partenza in salita, quei pochi secondi in cui la macchina indietreggia di tre centimetri e io che gioco di freno, frizione, acceleratore. Ad aprile devo rinnovare la patente, per la terza volta. Trent’anni che guido.

Trent’anni da quando avevo vent’anni. Sì, ho impiegato due anni per farla, sta benedetta patente. In mezzo c’è stata una bocciatura alla pratica e un incidente: non guidavo io, è stato un banale tamponamento, ma per un po’ le macchine mi hanno messo paura. Poi finalmente l’ho fatta. Ma guidare mi ha sempre messo ansia. In trent’anni sono arrivati altri due incidenti. Lì, invece, guidavo io: in uno mi è venuto addosso un tram che non ha rispettato un rosso, nell’altro non ho visto una macchina e non ho dato la precedenza. In entrambi i casi erano svolte a sinistra. E con loro l’ansia della guida è aumentata.

Però, questi dieci minuti sono diversi. C’è il brivido, c’è l’ansia. Ma chissà perché guido e sto bene. Sarà che da sempre mi piace Milano con il buio. Sarà che mi piace stare da sola con i miei pensieri. Mi immagino conversazioni con amici che non sento da un po’, mi preparo discorsi che vorrei fare ma che alla fine non faccio, tiro le somme, faccio progetti, elenco buoni propositi. Mi crogiolo nei ricordi, in quello che avrei potuto essere e non sono stata.

Mi chiamo Anna, ho quasi cinquant’anni, tre figli, un marito e una partita iva.

Il tempo di una sigla, e sono sotto casa.

Parcheggio in scioltezza, spengo le luci, giro la chiave e la musica finisce.

Inizia il film. Buona visione.

 

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2 pensieri su “Inizia il film

  1. Io abito in un posto in cui le partenze in salita sono la regola..e siccome vengo da un’altro posto in cui c’e solo pianura ne ho il terrore. Anche perché una volta la macchina è scivolata indietro,ho ancora gli incubi.
    Quest’anno ho cambiato l’auto e per prima cosa ho guardato che avesse l’hill assist.
    Va un po’ meglio.

    "Mi piace"

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