Vorrei solo uscire a comprarmi un gelato

Volete la verità? Eccola: io non ne posso più!

I ragazzi, gli anziani, i bambini… Ecco, io oggi penso solo a me e non ne posso più.

Ho la claustrofobia, l’ansia e la depressione.

Sono preoccupata per il mio lavoro, che già negli ultimi anni stava andando un po’ a schifio ma con questo credo che avrò la botta finale.

Quest’estate compio cinquant’anni e già di per se non è esaltante, ma adesso è proprio devastante.

Mi dicono che i ragazzi soffrono, che gli anziani soffrono, che i bambini soffrono. Sappiatelo: anche le quasi cinquantenni soffrono. Soprattutto quelle con un senso del dovere eccessivo come me. Mi hanno detto stai a casa? Ecco, io ci sto veramente. Non riesco a trasgredire, è più forte di me. Non ho nessuna scusa per uscire. Ormai anche la mia mamma si arrangia, perché mi hanno fatto terrore con le possibili multe. Ma fare la spesa e portare le medicine alla propria mamma è un buon motivo per uscire? Non si sa. Da quello che ho capito sta nel buon cuore del vigile o del carabiniere che ti ferma. E io con il buoncuore di vigili e carabinieri sono sempre stata un po’ sfortunata e visto che non posso permettermi 500 euro di multa e che per andare da lei la possibilità di un posto di blocco è alta, le ho detto “fai la spesa online e chiama i ragazzi volontari del quartiere per le medicine”. Ogni spesa on line per lei è un’arrampicata sull’Everest, ma ce l’ha fatta già due volte. Insomma, si arrangia.

Io no.

È che mi sento inutile.

Volete la verità: io avevo due lussi nella mia vita, due soli cazzuti lussi. Il primo non lo dico perché è un segreto e questo un luogo pubblico, ma tanto ormai è un antico ricordo. Il secondo lusso era una signora che mi puliva casa in teoria due volte a settimana, in pratica quando e quanto voleva lei. Ma il lusso consisteva proprio in questo: non me ne fregava niente di quando e quanto venisse, mi bastava che ci fosse. Lei era l’unica che si prendeva cura di me pulendo i bagni al posto mio, passando l’aspirapolvere al posto mio e rendendo la mia casa almeno vivibile. Era l’unica che non mi chiedeva che cosa dovesse fare, ma lo faceva e basta. Il lusso era pagarla a fine mese senza verificare quante ore avesse fatto realmente, ma avendo l’illusione che lei avesse tutta la situazione sotto controllo. Lei mi diceva quando finivano i detersivi, quando cambiare le lenzuola, ma soprattutto, mi regalava una casa in ordine per un’ora due volte alla settimana. Poi tornavano a casa tutti e la magia svaniva. Ma io l’avevo vista, la magia.

Ecco, adesso siamo sempre a casa tutti e lei non c’è. La magia adesso dura solo qualche secondo e tocca farla a me o infilarmi in discussioni per ottenere il minimo sindacale o, nel migliore dei casi, mettermi i panni del generale e dare ordini e compiti. Vi dico un altro segreto: io odio avere la situazione sotto controllo, odio dare ordini. Io credo nel buoncuore della gente, nella loro capacità di comprendere autonomamente quello che c’è bisogno di fare e che lo facciano.

Capite bene che per una persona come me questo è proprio un periodaccio…

Io invidio le donne e gli uomini di carattere, quelle e quelli che in questi giorni hanno svuotato e pulito armadi, tapparelle, anfratti e fughe delle piastrelle. Io mi sento eroica solo per aver lavato le tende e i vetri e aver svuotato totalmente la cesta delle cose da stirare… Io invidio quelle e quelli che fanno ginnastica, che cuciono mascherine, che hanno suddiviso i compiti casalinghi tra figli e consorte, che hanno trovato fornitori di frutta, carne, pasta a chilometro zero e che fanno ordini online come se non ci fosse un domani sostenendo le piccole imprese e allo stesso tempo mangiando sano e biologico. Quelle e quelli che sanno la differenza tra cavolo nero, cavolo cappuccio e cavolo rosso. E che li sanno cucinare. Quelle e quelli che sono riusciti a farsi la pasta madre in casa. Quelle che si truccano e che si mettono il reggiseno tutti i giorni.

Io invidio proprio tutti: quelle e quelli che lavorano fuori casa, perché eroicamente fanno la loro parte. Quelle e quelli che stanno salvando il mondo, quelli che stanno sperimentando nuove strade. Quelle e quelli che lavorano da casa, ma che hanno conferenze, call e le giornate piene e che vivono questa nuova dimensione smartworking come atto eroico. Ieri ho invidiato perfino il tizio che mi ha portato la spesa a casa.

Io continuo a fare quello che ho sempre fatto: lavoro da casa, non c’è niente di nuovo per me, niente di eroico. Quello che prima mi sembrava un privilegio, adesso non lo è più. Il mio privilegio era la mia libertà, che pagavo con il prezzo dell’incertezza della precarietà.

Ora mi è rimasta solo l’incertezza e la precarietà. E i cinquant’anni che incombono.

Però al momento stiamo tutti bene. E lo so che di questi tempi a Milano questo è già tanto. Dovrei essere grata. E invece mi sento dietro una grata.

Vorrei solo uscire a comprarmi un gelato.

 

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5 pensieri su “Vorrei solo uscire a comprarmi un gelato

  1. Anna esci, ESCI!! e comprati un super GELATO!!….e se ti fermano con lo sguardo assente dici:
    “mi… mi… mi sono persa!” e scoppi a piangere!
    ( il gelato te lo offro io)

    "Mi piace"

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