Avevo poche certezze nella mia vita: sarei rimasta zitella, i bambini non facevano per me, non mi piacevano gli animali.
Il consorte e tre figli hanno infranto le prime due. Mi era rimasta una sola certezza: non avrei mai avuto un animale in casa.
Non ho mai sopportato l’espressione “mamma umana”, trovo nauseante l’odore di cane bagnato, disgustoso raccogliere merda per strada, fastidiose le leccate umidicce, imbarazzanti le annusate tra le gambe, orribili le pisciate per strada e sulle ruote della mia macchina, sfigati quelli che escono con qualsiasi tempo a far fare pipì al quadrupede ad orari da piumone.
Da dieci giorni lavoro con lui sotto il tavolo. E mi ritrovo invischiata nelle succitate cose.
Mi chiedo a intermittenza “chi me l’ha fatto fare?”. Depressione da pandemia? Convivenza forzata con altri tre “animali” in gabbia? Paura che non sarei più uscita di casa? Una scusa per riprendere a camminare? Averlo conosciuto ed essermi resa conto che in fondo non era impossibile? Vedere il consorte finalmente felice? Non trovo risposta.
Dopo averlo vegliato dopo l’intervento di sterilizzazione, aver avuto il responso degli esami del sangue, trovato finalmente delle crocchette di suo gradimento che lo rimettano in forma, ancora alla ricerca di un modo per far sì che sia io a decidere che strada bisogna fare e per fargli capire che con noi non si va a caccia di uccelli, piccioni e topi, nell’attesa che arrivino i documenti che ne sanciscano definitivamente l’adozione, mi rimane un solo buon proposito: “mamma umana” anche no. Spero con tutto il cuore che non me lo sentirete mai pronunciare.
