Lunedì, 8.30

Tra pochi giorni chiudo finalmente questo giro dei 51, che non sono stati esattamente “gloriosi”. Mi dispiace perché – chissà poi perché – ho sempre preferito i numeri dispari, ma sinceramente sono felice di chiudere con loro. In questo anno ho visto ospedali, ho fatto visite invasive, mi sono presa spaventi, ho avuto un po’ paura, ma soprattutto mi sono resa conto che è iniziata una fase della vita in cui tutto questo sarà sempre più normale e frequente. Si chiama invecchiare.

Questa primavera l’ansia che mi accompagna ormai da una decina di anni ha sbarellato e così, in perfetto trend milanese, ho fatto la scoperta della psicologa. Quella seria, quella che mi aspetta ogni lunedì alle 8.30. L’inizio, confesso, è stato imbarazzante: che le dico io a questa? Poi, pian piano, ho capito la figaggine di avere una persona che ti ascolta perché è pagata per farlo. Io sono una che parla tanto, spesso troppo, e conosco lo sguardo di chi non ne può più, conosco quella orribile sensazione di quando torni a casa dopo una serata con amici e ti sorge il dubbio di essere stata noiosa, pedante, egocentrica, inadeguata, fuori luogo. Conosco anche il fastidio di quando le persone, raccogliendo i tuoi sfoghi, si prodigano in consigli e parole che ritengono confortanti. Oppure minimizzano con il fastidioso “c’è di peggio” o “sapessi io…”. Capisco che lo fanno perché mi vogliono bene, so benissimo che io sono super fortunata, ma io vorrei solo lamentarmi!

Ecco, la psicologa invece mi ascolta e percepisco che è dalla mia parte. Non fa paragoni con la sua vita o le sua esperienza, non mi da consigli: lei mi fa domande, si interessa a quello che dico, approfondisce le mie parole, lei non taglia corto. Semplicemente quando scatta l’ora, chiude il suo taccuino: non sta smettendo perché non ne può più di me, smette perché è finita l’ora. E se mi ascolta, se approfondisce, se è dalla mia parte è per una semplice ragione: la pago! Quindi niente sensi colpa, niente consigli, niente verifiche “avrò parlato troppo? Sarò stata antipatica? Si sarà stufata di me?” Niente di tutto questo! Ed è una gran liberazione.

Adesso è andata in ferie, ci vedremo a settembre. Mi manca già…

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