L’altra sera qualcuno è entrato in casa nostra e ha portato via tutto l’oro e i contanti che ha trovato. Non ha messo disordine, o almeno, ha rispettato il nostro disordine rimettendo tutto come lo aveva trovato. E infatti non ci siamo accorti subito. Il fatto di non riuscire a inserire la chiave per aprire per poi rendersi conto che la porta era aperta e poi aver trovato sul letto delle cose che di solito stanno in fondo all’armadio ci ha fatto sorgere un sospetto che poi è stato confermato quando abbiamo guardato nei portagioie dove tenevo i miei anelli e nelle scatoline in fondo all’armadio dove c’erano le catenine di battesimi, comunioni e cresime.
Dopo un giorno di shock, mentre aspetto il fabbro che venga a sostituirmi la serratura, sono qui sul mio divano che penso. Mi immagino la mia fede nuziale, il mio anello di fidanzamento, le catenine dei battesimi, l’anello e il bracciale regalato alla mia laurea che vengono sciolti e rimodellati in qualcos’altro. Li immagino che si fondono lentamente, portandosi via il mio ricordo e quello che hanno significato per me. Stranamente non provo dolore, è una visione quasi rilassante. Gli orecchini della mia nonna e l’anello che mi regalò il consorte quando è nata la primogenita però mi auguro che vengano rivenduti: erano così belli che spero che qualcun’altra possa indossarli.
E poi provo a immaginare chi è entrato. Qualcuno a cui interessava solo l’oro e il contante, che sapeva sicuramente come muoversi e che non so se ci ha controllato oppure ha avuto solo una gran botta di culo a non trovare né noi né il cane in casa. Noi che siamo semplicemente usciti a cena.
Comunque, quando siamo tornati la casa era perfettamente in ordine. In alcuni casi più di ordine di come l’avevamo lasciata. Solo dopo aver capito che qualcuno era entrato abbiamo notato piccole cose fuori posto o semplicemente spostate.
Non lo so, è come se ci fosse stata una cura nel rubare, un “lavoro fatto bene”, un lavoro professionale.
E questa cura mi sorprende. Perché usare tanta attenzione quando sarebbe stato sufficiente sbattere tutto fuori e via? Forse per prendere tempo per la fuga, confidando nel fatto che non ce ne saremmo accorti subito? Forse. Ma voglio pensare che sia stata una gentilezza nei nostri confronti: “sto portandovi via tutto ma è il mio lavoro, niente di personale, cerco di farvi meno male possibile”.
Qui sul divano io non riesco a non pensare alle persone che hanno fatto tutto ciò. Me le immagino serie e concentrate avviarsi in quei posti dove solitamente la gente tiene gli oggetti preziosi: armadi, cassetti, scatole, librerie… le immagino più di una, silenziose, veloci e coordinate mentre svolgono con competenza il proprio lavoro.
Ogni giorno ci accorgiamo di qualcosa che manca. Il carabiniere che ha raccolto la nostra denuncia ci aveva avvisati: nei prossimi giorni, forse vi accorgerete di altre cose mancanti, per cui tornate pure che integriamo. Così adesso aspetto ancora un paio di giorni e poi mi ripresenterò in caserma.
Mi sento un po’ stupida, continuo a pensare a tutto quello che avrei dovuto fare per evitare un tale disastro. Ma poi penso che non si può vivere pensando in ogni momento che qualcuno possa entrarti in casa. Certo, forse avere un allarme o una cassaforte avrebbe fatto la differenza, ma non pensavo di averne bisogno finché non mi sono ritrovata davanti al maresciallo a fare l’elenco di tutto quello che mi hanno portato via. Sono sempre stata convinta di non avere molti preziosi, eppure quando te li trovi scritti uno dopo l’altro ti rendi conto come in cinquant’anni di vita le cose si accumulino, si ereditino, come il cassetto si sia riempito di regali preziosi, testimoni di giornate speciali o ricordo di persone che non ci sono più.
Ho deciso che questa cosa non mi farà perdere fiducia nel genere umano, non mi farà vivere nella paura anche se in questi primi giorni dormire è proprio complicato. Come sta diventando complicato uscire di casa: girare la nuova chiave non credo mi farà stare meglio.
Poi però guardo il mio aspirapolvere Daison: lui me lo hanno lasciato. Costa un botto e senza di lui la mia vita sarebbe più complicata. Ci saranno altri giorni da festeggiare, altri regali da fare. L’anno prossimo faccio le nozze d’argento: il consorte sa già cosa può regalarmi e sarà bello.
Ma adesso mi alzo da questo divano e passo l’aspirapolvere. Lui è rimasto.
La vita continua.